Il bullismo è una delle forme di persecuzione più subdola. Col tempo può arrivare a distruggere la stima di sé. Uno studio di sintesi, condotto in Europa e in America, ha dimostrato che “i giovani più bullizzati sono quelli dai 12 ai 18 anni” con conseguenze specifiche e costi sociali (fonte Università di Firenze).
Tra i problemi che derivano da episodi di bullismo, problemi psicosomatici, difficoltà scolastiche, depressione, induzione al suicidio. Va da sé che queste conseguenze vadano a minare la stima di sé con ricadute in età adulta.
A scuola abbiamo condotto una serie di interviste a riguardo. Una docente, per esempio, non ha avuto difficoltà ad ammettere che, nell’età adolescenziale, non accettava il suo fisico e prese la decisione di non mangiare per alcuni periodi; o di crearsi diete da sé che non erano adatte al suo organismo arrivando a non mangiare per giorni.
Un secondo esempio è quello di una professoressa che non ha vissuto in prima persona il problema dell’anoressia, ma aveva una nipote che soffriva di questo problema, ne era consapevole, e non riusciva a guarire. Fu quindi necessario rivolgersi ai medici per avere un approccio migliore con il cibo.
Infine, abbiamo anche la testimonianza di un ragazzino di prima media che, per prese in giro continue in ambito scolastico e familiare, si era convinto di essere troppo robusto e decise di rifiutare per lunghi periodi di ingerire alimenti, ma, quando tornava a mangiare, avendo diversi sensi di colpa per il timore di riacquistare peso, si stimolava l’eliminazione del cibo arrivando a vomitare.
Giorgia Cassano
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